Paura del vuoto

Non so perché questa società abbia trasformato il tempo in un nemico. Qualcosa da tenere lontano, da riempire di impegni fino a sotterrarlo, soffocarlo, per farlo traboccare via e non trovarselo più davanti come si fa con uno spettro spaventoso. Non so perché questa società si nasconda dietro il baluardo della fretta, della frenesia, del “sono in ritardo”, del tenersi occupati fino allo sfinimento, per sbattersi a destra e sinistra senza saperne il perché. Guai ad essere stanchi: la regola è restare in piedi, in equilibrio tra l’euforia ed il collasso. E allora le quattro stagioni diventano una soltanto: quella dello stress che falcia giorni l’uno sull’altro senza distinzione. So che questa è una società che rifugge la noia, lo spazio vuoto in cui l’animo può finalmente riprendere respiro, prima di immergersi in un’altra impresa, con consapevolezza e volontà, per creare qualcosa di buono, per rifletterci su e capire se a volte ne valga davvero la pena.

Lucia Bardeggia